Barbara Berlusconi e la carriera accademica
- At July 23, 2010
- By gloria
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Ora io dico. Chi ha detto che la laurea in filosofia è inutile e che bisognerebbe indirizzare tutti i nostri ragazzi verso le discipline tecnico scientifiche?
Ora abbiamo la prova. Barbara Berlusconi, la figlia del nostro Presidente del Consiglio, si laurea a 26 anni in filosofia. Laurea triennale, capiamoci. E proclamata dottoressa con 110 su 110 e lode ottiene seduta stante l’offerta di una cattedra in una novella Facoltà di Economia da Don Verzé, sacerdote rettore dell’Università Vita Salute San Raffaele.
Accetterà, non accetterà? chi se ne importa. La realtà è che in un minuto si torna ai tempi in cui il clero e i nobili (in questo caso la haute bourgeoisie) si univano compatti contro i poveracci, tanto per essere sicuri che restassero al loro posto.
In questo caso i poveracci sono gente come me, come le migliaia di precari della ricerca, che da anni studiano, insegnano, pubblicano e si arrabattano per sopravvivere insegnando corsi completi per meno di 1000 euro. Sì, 1000 euro. E non al mese, a corso. E si sa. I corsi non sono neppure cumulabili nella maggioranza dei casi.
Praticamente i soldi per il gelato che la dott.ssa Berlusconi ha in borsetta quando esce per andare a comprare il giornale.
Gente che a 26 anni si era già laureata da un po’ e con i vecchi ordinamenti, quando ancora l’Università era una cosa che credevamo seria. Quando un esame ti costringeva a studiare per 3 mesi senza alzare il capo dai libri, anche in una facoltà umanistica.
Gente che aspetta i concorsi da una vita. Gente che cerca di fare del proprio meglio per trasmettere la propria passione per lo studio e la propria disciplina, senza mai tirarsi indietro con i propri studenti anche se prende meno di chi vende i braccialettini per la strada.
Se la dott.ssa Berlusconi ha aspirazioni da accademica, buon per lei. Sarebbe bene, per tutto il paese, se anche una della dinastia regnante potesse fare l’iter di quelli che come me e come molti suoi colleghi laureati in filosofia attendono da anni, nella (vana) speranza che la società si renda conto di cosa sta chiedendo a una generazione intera.
Personalmente ritengo che molti di noi non entreranno mai. Pace.
Sarebbe più onesto se lo stato smettesse di prometterci che non ci abbandonerà e facesse in modo aperto quello che sta facendo: cancellare una generazione di persone che lavora e ha lavorato tenendo in piedi l’università e ricominciasse da capo. Ce ne faremo una ragione.
Ma che almeno ci sostituiscano con una velina, o una modella da calendario. Almeno sapremo che i requisiti per l’accesso alla carriera sono semplicemente cambiati.
Vorrei solo dire, ma come fanno a non vergognarsi? Quanto ancora dobbiamo ingoiare?